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Giordania

Tour 2024
Introduzione

La Giordania o Regno Hascemita di Giordania è uno Stato del Vicino Oriente. Confina a nord con la Siria, a nord-est con l’Iraq, a sud-est e a sud con l’Arabia Saudita, a sud-ovest è bagnata dal Mar Rosso, a ovest con Israele, il territorio palestinese della Cisgiordania e il mar Morto.

La Giordania è un paese moderno dall’antica cultura, una terra in cui i turisti possono ammirare valli, colline e pianure i cui nomi sono entrati a far parte della storia dell’umanità grazie alle azioni e ai profondi messaggi dei profeti che hanno attraversato questo territorio nell’antichità.
Molti dei luoghi in cui i profeti operarono i loro miracoli e parlarono alla gente comune, sono stati oggi identificati, riportati alla luce e resi facilmente accessibili.

È indipendente dal 1946 e la sua forma di governo è la monarchia costituzionale. Il re attuale è ʿAbd Allāh II, figlio di Husayn, morto nel 1999.

Città principali

  • Amman, capitale.
  • Irbid
  • Zarqa
  • Aqaba, unico porto nazionale.
  • Al-Salt, capitale dal 1922 al 1924.
  • Madaba, importante centro storico e culturale.
  • Jerash/Gerasa
  • Ma’an
  • al-Karak, nota per la fortezza.
  • Ra’s al-Naqb

Il Monte Nebo

Il Monte Nebo divenne luogo di pellegrinaggio per i primi cristiani provenienti da Gerusalemme. Qui nel IV secolo fu costruita una piccola chiesa per commemorare la morte di Mosè. Alcune pietre di questa chiesa si trovano ancora nella loro collocazione originale, in corrispondenza dell’abside. Nel V e VI secolo, la chiesa venne ampliata nella grande basilica che si può ammirare tutt’oggi, insieme alla collezione di sorprendenti mosaici bizantini.

Jerash

Jerash (in arabo: جرش‎), l’antica Gerasa, è la capitale dell’omonima regione giordana, nel nord del paese, a circa trenta chilometri dalla capitale Amman. La città è situata sulle rive del fiume Wadi Jerash, che fa parte del bacino idrografico del Giordano, e prospera grazie al fertile terreno agricolo circostante.

Definita da molti “la Pompei del Medio Oriente”, l’antica Gerasa di epoca romana, è uno dei siti archeologici meglio conservati al mondo. 

PETRA

Petra (da πέτρα, roccia in greco) è un sito archeologico della Giordania, posto a circa 250 km a sud della capitale Amman, in un bacino tra le montagne ad Est del Wadi Araba, la grande valle che si estende dal Mar Morto fino al Golfo di Aqaba del Mar Rosso. Il suo nome semitico era Reqem o Raqmu («la Variopinta»), attestato anche nei manoscritti di Qumran. Gli scavi archeologici di Petra sono classificati come la seconda Meraviglia del Mondo.

Jerash

Jerash (in arabo: جرش‎), l’antica Gerasa, è la capitale dell’omonima regione giordana, nel nord del paese, a circa trenta chilometri dalla capitale Amman. La città è situata sulle rive del fiume Wadi Jerash, che fa parte del bacino idrografico del Giordano, e prospera grazie al fertile terreno agricolo circostante.

Definita da molti “la Pompei del Medio Oriente”, l’antica Gerasa di epoca romana, è uno dei siti archeologici meglio conservati al mondo.

Il sito archeologico di Jerash è considerato tra i più importanti e meglio conservati in Medio Oriente. La città si trova in Giordania e sorge sul fiume Wadi Jerash, a 51 km dalla capitale Amman. Visitarla significa fare una full immersion nella storia. Una storia che ci riguarda molto da vicino. Perché Jerash ospita le rovine della città romana di Gerasa, definita anche l’Antiochia sul Fiume D’Oro.

Storia

Antiche iscrizioni in greco, così come varie fonti letterarie, fanno riferimento alla fondazione della città da parte di Alessandro Magno o dal suo generale Perdicca. Ma fu la dominazione romana a regalarle il massimo splendore: all’epoca vi abitavano circa 20.000 persone, una cifra record. Dopo la conquista ad opera di Pompeo nel 63 a.C., Gerasa venne annessa alla provincia romana della Siria. In seguito entrò a far parte della Lega della Decapoli, alleanza commerciale e militare di dieci città romane. Grazie al clima propizio e alla posizione favorevole, Gerasa divenne la città più prospera della Decapoli e nel 90 d.C. venne assorbita dalla provincia romana dell’Arabia, che comprendeva la città di Filadelfia (l’attuale Amman).

Nella seconda metà del primo secolo Jerash conobbe un periodo di grande prosperità. Nell’anno 106 l’imperatore Traiano costruì strade in tutta la provincia e favorì gli scambi commerciali. L’imperatore Adriano visitò Jerash nel 129-130 e in suo onore vene costruito l’Arco di Adriano in prossimità della porta meridionale della città.

Nel 313, quando il cristianesimo divenne la religione principale dell’impero, la città conobbe una nuova fioritura con la costruzione di numerose chiese. Durante l’epoca bizantina la città raggiunse un’estensione di 800.000 metri quadrati. Fu l’invasione persiana nel 614 che contribuì al rapido declino di Jerash. Nel 749 un violento terremoto distrusse parte della città, lasciando dietro di sé solo rovine. Altri cataclismi, guerre e disordini sociali contribuirono a devastare l’area. Le rovine rimasero sepolte per secoli sotto cumuli di sabbia, finché l’orientalista tedesco Ulrich Jasper Seetzen non le scoprì nel 1806.

Gli scavi di Jerash

Il complesso di scavi ospita numerosi monumenti, la maggior parte dei quali sono in ottimo stato e conservano ancora le tracce dell’antico splendore: una maestosa piazza ovale, un ippodromo, due templi principali (dedicati a Diana e Zeus), imponenti porte cittadine, fontane, due bagni termali, un Ninfeo, due teatri.

La Piazza Ovale era il fulcro nevralgico della città. Misura 90 metri per 80 ed è circondata da 56 colonne in stile ionico (ricostruite). Da qui ha inizio il Cardo Maximus, una strada di circa 800 metri con pavimentazione originale, a ovest della quale si trovano gli edifici più importanti come l’Agorà e i bagni termali. Il Cardo Maximus si interseca con il Decumano Maximus, l’altra strada principale. All’altezza di quest’incrocio si trova il teatro settentrionale, ampliato nel 235, che poteva raggiungere una capienza di 16.000 spettatori. Il teatro meridionale, invece, venne costruito dall’imperatore Domiziano nel I secolo. L’ippodromo, costruzione lunga 125 metri e larga 52, poteva ospitare circa 15.000 spettatori. Vi si svolgevano principalmente corse di cavalli, ma anche gare di atletica e sport vari.

Il Tempio di Diana, protettrice della città, era ritenuto il monumento più bello e imponente dell’antica Gerasa, decorato con statue e pannelli in marmo. La sua costruzione venne ultimata nel 150, durante l’impero di Antonino il Pio. Il portico includeva dodici colonne con capitelli in stile corinzio: di queste, undici sono ancora in piedi e ben conservate. Quando il Decreto dell’imperatore Teodosio ordinò la demolizione degli edifici pagani, il Tempio di Diana non venne distrutto ma trasformato in laboratorio di ceramica. In seguito, durante il periodo delle crociate, venne convertito in fortezza. Il tempio di Zeus, di origine greca, venne costruito nel II secolo sopra un basamento di origini romane. Da non perdere il Ninfeo, fontana ornamentale costruita nel 191 e dedicata alle Ninfe.

Petra

Petra (da πέτρα, roccia in greco) è un sito archeologico della Giordania, posto a circa 250 km a sud della capitale Amman, in un bacino tra le montagne ad Est del Wadi Araba, la grande valle che si estende dal Mar Morto fino al Golfo di Aqaba del Mar Rosso. Il suo nome semitico era Reqem o Raqmu («la Variopinta»), attestato anche nei manoscritti di Qumran.

Fu nell’antichità una città edomita e poi divenne capitale dei Nabatei, popolo assai evoluto di guerrieri e commercianti, la cui diramata rete mercantile metteva in comunicazione il sud della Penisola araba con il Mediterraneo.

Verso l’VIII secolo Petra fu abbandonata in seguito alla decadenza dei commerci e a catastrofi naturali e, benché le antiche cavità abbiano ospitato famiglie beduine fino ad anni recenti, fu in un certo senso dimenticata fino all’epoca moderna. Il complesso archeologico fu rivelato al mondo occidentale dall’esploratore svizzero Johann Ludwig Burckhardt nel 1812.

Le numerose facciate intagliate nella roccia, riferibili per la massima parte a sepolcri, ne fanno un monumento unico, che è stato dichiarato Patrimonio dell’umanità dall’UNESCO il 6 dicembre 1985. Anche la zona circostante è dal 1993 parco nazionale archeologico. Nel 2007, inoltre, Petra è stata dichiarata una delle cosiddette sette meraviglie del mondo moderno.

Geografia

Petra è situata a mezza strada tra il Golfo di Aqaba e il Mar Morto, a un’altezza tra 800 e 1396 metri s.l.m., (l’area urbana si situa intorno ai 900 m) nella regione montagnosa di Edom a est del Wadi Araba, a circa tre ore di strada da Amman. La città più vicina è Wadi Musa.

La posizione e la disponibilità di acqua ne fecero un luogo propizio allo sviluppo e alla prosperità di una città. Il luogo è accessibile solo da nord-ovest, per uno stretto sentiero di montagna, e da est attraverso un canyon lungo circa 1,5 km e profondo fino a 200 metri, il Sîq, che ospitava la principale strada di accesso.

Geologia

Le tombe di Petra sono scavate nei canaloni e sui fronti rocciosi delle montagne, mentre l’area urbana, a causa della mancanza di vegetazione, è caratterizzata da un vasto affioramento di pietrame derivante dal crollo degli alzati degli edifici, sicché roccia e pietre sono visibili in ogni punto.

Le costruzioni funerarie sono in gran parte ricavate nell’arenaria policroma di età paleozoica (deposito deltizio Cambriano/Ordoviciano – Form. di Umm Ishrin Sandstone), una roccia sedimentaria prodotta dalla sedimentazione e dall’accumulo di piccoli granelli di sabbia. Il risultato di questo processo è una roccia coerente e resistente, ma al contempo facile da scavare, organizzata in strati o bancate. Una caratteristica particolare di queste arenarie è la variazione del colore, con sfumature dal giallo ocra al rosso fuoco al bianco, dovute alla diversa concentrazione degli ossidi durante il lungo processo di consolidamento. Queste spettacolari variazioni cromatiche sono particolarmente visibili sui soffitti di molti ipogei di Petra.

Nei dintorni di Petra si trovano anche rocce contenenti silice, che i Nabatei sfruttavano per produrre un cemento impermeabile. L’ingresso della città è un antico letto fluviale, una profonda gola tagliata nelle alte pareti di arenaria che venne trasformata in trincea viaria deviando altrove il corso del torrente. L’area di Petra è molto vicina al sistema Mar Morto-Valle del Giordano, caratterizzato da un’intensa attività tettonica, con cinematica trasforme-transtensiva sinistra, legata alla separazione (rift) tra placca arabica e africana. Il 19 maggio 363, e poi ancora nel 419, nel 551 e nel 747 ebbero luogo terremoti che danneggiarono la città e i suoi monumenti.

L’irrigazione

In questa regione semi desertica le sorgenti erano rare e potevano fornire acqua solo per poche famiglie. I bisogni primari vennero quindi fronteggiati utilizzando l’acqua piovana disponibile in circa 150 mm/anno (oggi la piovosità oscilla tra i 50 e i 250 mm/anno), e i Nabatei crearono un sistema di regole per la ripartizione del consumo d’acqua .

La posizione geografica di Petra in fondo a una valle rocciosa, unita alla relativa impermeabilità delle rocce circostanti, permettevano di recuperare acque pluviali da un bacino di circa 92 km². Questa impermeabilità creava d’altra parte anche molti problemi, a causa dei fenomeni alluvionali tipici delle zone desertiche, dove gli improvvisi temporali inducono la crescita rapidissima e tumultuosa di estemporanei torrenti, molto potente e quindi distruttiva, che si incanalano tumultuosi in quelli che fino al momento della tempesta non sembravano altro che canaloni sassosi. 

Ancor oggi sono visibili impianti destinati a raccogliere e a distribuire l’acqua superando i forti dislivelli del terreno, in particolare sbarramenti e cisterne a cielo aperto. Per la raccolta esisteva anche un’importante rete di cisterne sotterranee. A nordest e a sudest di Petra, le acque del Sîq scorrevano in gallerie scavate nella roccia e intonacate con gesso impermeabile, o in una rete idrica in leggera pendenza, fatta di tubi di terracotta o di ceramica. Questa rete alimentava l’acquedotto, le 200 cisterne (molte delle quali erano situate sul monte Umm al-Beira, che vuol dire “madre delle cisterne”), bacini di raccolta ed un ninfeo, che era una fontana pubblica; una parte delle cisterne, che riutilizzano anche strutture più antiche, si può tuttavia attribuire ad epoche successive a quelle urbane. Un’altra rete, di maggiore portata, consentiva di captare l’acqua di sorgenti più lontane e di rifornire quartieri più in alto. L’insieme di queste reti idriche portava a Petra circa 40 milioni di litri d’acqua al giorno.

Dal punto di vista tecnologico, il sistema di distribuzione dell’acqua a Petra è stato paragonato a quello di Roma nello stesso periodo, ed era certamente sufficiente a coprire i bisogni della città. Furono proprio i Romani che utilizzarono la rete idrica come sistema di pressione militare, tagliando l’acquedotto in occasione di un assedio, proprio come accadde secoli dopo – per vendetta della storia – alla loro città per opera di Vitige.

Il risultato di questa padronanza delle risorse idriche fu la creazione, all’epoca, di una vera e propria oasi artificiale, delle cui installazione oggi rimangono solo resti.

Agricoltura e allevamento

Quando la città era in pieno sviluppo, l’acqua serviva essenzialmente al consumo degli abitanti e degli animali, e successivamente fu utilizzata anche per usi agricoli.

Certamente a Petra si coltivavano cereali, come l’orzo e il grano, alberi da frutta e viti. Sono stati ritrovati dei torchi, probabilmente databili al periodo della dominazione romana, quando il vino aveva grande importanza.

Oggi sono visibili, attorno al sito, impianti agricoli su terrazzamenti nel settore di Zurrabeh, creati per difendere i terreni dall’erosione del suolo e per avere rendimenti più elevati. Dopo l’abbandono della città, la mancanza di manutenzione ha portato alla distruzione di quasi tutte le dighe. Ne rimangono visibili solo alcuni resti e il nome dato ad un particolare tipo di opera per la distribuzione dell’acqua, detta “giardini romani”.

Attorno a Petra si aggirano anche mandrie di capre nere, specie addomesticata fin dal neolitico.

Storia

Neolitico

Ritrovamenti nei Wadi e sulle colline nei dintorni di Petra, hanno dimostrato l’esistenza di insediamenti umani databili ad un periodo stimato tra il X e l’VIII millennio. I resti del più famoso di questi ritrovamenti, si possono vedere nel sito di Beidha, ad alcuni chilometri da Petra (a 15 minuti di sentiero, dall’ingresso della Piccola Petra); il sito fu abitato per circa un millennio e poi abbandonato e, nell’area non si stabilirono altre civiltà; questo spiega perché il sito, pur difficile da decifrare, sia rimasto intatto.

Lo stanziamento più antico trovato a Petra data invece all’età del ferro.

Antichità

Periodo edomita

Secondo Léon de Laborde le prime tracce di insediamenti stabili edomiti nel sito di Petra sono collocabili tra la fine dell’VIII e l’inizio del VII secolo a.C. Essi scelsero di installarsi sulle colline vicine al sito di Petra, tra cui Umm al-Beira (cioè «la Madre delle Cisterne», così chiamata perché sulla sommità ve ne sono effettivamente molte); quest’ultima città è stata, sino a pochi anni fa confusa con Sela, la capitale degli Edomiti, ma ricerche più recenti l’hanno collocata più a nord, 10 chilometri a sud della città di Tafila.

Costruttori in pietra, gli Edomiti erano però anche molto abili nell’arte fittile, e giunsero a dominare tutta la regione.

Secondo la Bibbia questo popolo avrebbe ostacolato il passaggio di Mosè al momento dell’esodo, in quanto discendente di Esaù, il fratello-nemico di Giacobbe. Nel tentativo di localizzare le tappe dell’Esodo Laborde ed altri esploratori diedero nomi biblici a vari luoghi, come il citato Wadi Musa, o Khazinè al-Firawn «Tesoro del Faraone».

Periodo nabateo

Il periodo in cui i Nabatei, popolazione nomade araba, proveniente dalla penisola araba occidentale, cominciarono a insediarsi a Petra, risale probabilmente al VI secolo a.C.: quando gli Edomiti, sotto la pressione dei Nabatei, l’abbandonarono per installarsi nella regione di Hebron. Dopo che gli Edomiti avevano abbandonato il sito, i Nabatei vi si stanziarono stabilmente, e, a seguito di accordi commerciali con le altre popolazioni limitrofe, con le ricchezze accumulate negli anni successivi costruirono la città di Petra e la resero un centro importante.

Il periodo nabateo è documentato meglio delle altre epoche dell’antichità, ma la maggior parte dei documenti originali (scritti su papiro e altri supporti deperibili) è andata distrutta e le fonti dell’epoca sono rare: ciò che ci resta per cercar di comprendere la storia di quest’epoca sono date di eventi incise nell’arenaria delle mura della città e le tappe di costruzione dei monumenti.

  • Le prime notizie storiche della città risalgono alla sua conquista ad opera degli Assiri di Assurbanipal nel 647 a.C. che sconfisse i nomadi arabi da cui i Nabatei traggono origine.
  • Nel 612 a.C. con la definitiva caduta dell’Assiria, la città diventò tributaria del regno dei Caldei di Babilonia, al tempo del re Nabucodonosor.
  • Nell’autunno del 538 a.C. la città passò sotto il controllo di Ciro il Grande, imperatore di Persia.
  • Durante il IV secolo a.C. la città si estendeva su oltre 10 km², ed era nota per la produzione di ceramiche di alta qualità, tecnologia certamente ricevuta dagli Edomiti.
  • nel 312 a.C. il generale macedone Antigono Monoftalmo fallì nel tentativo di impadronirsi della città. Riuscì comunque a metterla a sacco.
  • Tra la fine del IV e l’inizio del II secolo a.C. i Nabatei sembrano del tutto indipendenti, malgrado i Tolomei dominino su tutta la regione, anzi verso la fine del III secolo a.C. i Nabatei sostennero Antioco III, che respinse i Tolomei verso sud.
  • Tra la prima metà del II secolo a.C. e la definitiva conquista romana, del 106 d.C., i Nabatei si riorganizzarono in regno.
  • Una figura di cui si hanno notizie più dettagliate è il re Obodas I (96 a.C.-85 a.C.), che sconfisse il sovrano asmoneo Alessandro Ianneo sull’altopiano del Golan tra il 93 e il 90 a.C., mettendo fine alle mire espansionistiche degli Asmonei sul suo regno, e anzi impadronendosi per qualche anno dei paesi di Moab e di Galaad ad est del Giordano; sconfisse anche Antioco XII Seleucide nell’85 a.C. I Nabatei, alla sua morte, lo divinizzarono creando un culto e costruendo il Deir [8] in suo onore.
  • Approfittando del declino del regno dei Seleucidi ad opera di Roma, i Nabatei estendono il loro dominio (80 a.C.) al nord fino a Carchemish sull’Eufrate e Palmira, ed a sud fino a Al-Hijr (l’attuale Mada’in Salih).
  • Il figlio di Obodas I, Areta III, estese il potere dei Nabatei fino a Damasco. E quando arrivarono i Romani, guidati da Pompeo, riuscì a corromperli con un favoloso tributo in argento (62 a.C.), mantenendo l’indipendenza formale del regno, pur subendo l’influsso culturale dei nuovi dominatori della regione, come si può vedere dagli edifici e dalle monete del periodo di chiara ispirazione greco-romana.
  • Sotto il regno di Malichus I, nel 41 a.C., dopo che i Parti, guidati da Quinto Labieno, avevano invaso la Siria, il regno nabateo appoggiò i Parti contro Roma e il suo alleato, Erode il Grande, nominato re di Giudea dai Romani contro l’attuale re, Antigono l’Asmoneo. Ma dopo la sconfitta e la morte di Quinto Labieno (39 a.C.) e la definitiva esecuzione di Antigono, nel 37 a.C., Malichus I divenne tributario di Roma e di Erode, che, per il tardato pagamento del tributo, prima invasero il regno nabateo e, nel 31 a.C., occuparono buona parte del territorio del regno.
  • Durante il regno di Obodas III (dal 30 al 9 a.C.), successore di Malichus I, il regno nabateo divenne vassallo del re di Giudea, Erode il Grande, mentre i Romani, dopo aver conquistato l’Egitto, tentarono di scoprire la fonte delle spezie e dei profumi che i Nabatei commerciavano, per scavalcare la loro intermediazione, ma diverse spedizioni romane verso l’Arabia Felix furono messe in scacco dal re di Petra, tra cui quella del prefetto d’Egitto Gaio Elio Gallo del 25-24 a.C. Ritornata la pace, a quel periodo risale l’inizio della costruzione delle tombe e dei templi di Petra.
  • Col successore di Obodas III, Areta IV, che regnò dal 9 a.C. al 40 d.C. la città raggiunse la sua maggiore prosperità e l’apogeo della propria fortuna. In quel periodo avrebbe avuto circa 30.000 abitanti, che altre fonti stimano da 20.000 a 40.000, tra cui spiccavano scribi (i nabatei avevano una propria scrittura in corsivo, precorritrice dell’arabo) e ingegneri idraulici (per la costruzione di dighe, cisterne, canali e tubazioni per imbrigliare, controllare e conservare l’acqua).
    La città si era sviluppata soprattutto grazie al commercio sulla via dell’incenso. Si trattava di un tracciato carovaniero storico che partiva dallo Yemen, lungo la costa occidentale della Penisola araba, e a Petra si biforcava in una via nord-occidentale che portava a Gaza, e in una nord-orientale verso Damasco.
    La disponibilità d’acqua e la sicurezza fecero di Petra il luogo d’elezione per la sosta all’incrocio di varie vie carovaniere che collegavano l’Egitto alla Siria e l’Arabia del sud al Mediterraneo, lungo le quali si svolgeva principalmente il commercio di prodotti di lusso – spezie e seta provenienti dall’India, perle del Mar Rosso e incenso dal sud dell’Arabia (risorsa particolarmente preziosa in quanto la resina della Boswellia era apprezzatissima nel mondo antico sia come offerta religiosa di gran pregio, sia come medicamento).
    Intermediazione commerciale, acqua, ospitalità e diritti di dogana fornivano ai Nabatei forti guadagni, e la città fu sede per quasi un millennio, dal VI secolo a.C. al III secolo d.C., di un grande mercato, raggiungendo l’apogeo verso la metà del I secolo d.C.
  • Col successore di Aretas IV, Malichus II (40-70), l’importanza di Petra cominciò a diminuire in quanto i Romani erano riusciti a spostare il commercio delle spezie e dei profumi verso l’Egitto. Il regno nabateo perse il controllo di Damasco.
  • Infine, con l’ultimo re, Rabbel II (70-106), Petra perse completamente il suo potere commerciale a vantaggio di Palmira, che in breve tempo riuscì ad assicurarsi tutti i commerci della via della seta e del Golfo Persico e dei traffici marittimi del Mar Rosso che si collegavano con l’Egitto ed il mar Mediterraneo, senza transitare da Petra, che perse anche importanza politica nei confronti della seconda capitale del regno, Bosra. Infatti alla morte di Rabbel II, l’imperatore Traiano, nel 106, conquistò Petra e creò la provincia dell’Arabia Petrea, con capitale Bosra.

I Nabatei adoravano le divinità presenti in Arabia prima dell’Islam, e anche alcuni dei loro re, deificati. All’epoca la principale divinità maschile era Dushara, accompagnato dalla triade femminile composta da Al-‘Uzza, Allat et Manat. Molte statue scolpite nella roccia riproducono queste divinità.

Gli unici scrittori che documentano la condizione di Petra in questo periodo sono Diodoro Siculo e Strabone, le cui narrazioni testimoniano la grande ricchezza che questo popolo ricavava dal commercio carovaniero tra Asia ed Europa, ma non concordano sul loro modo di vivere, descrivendoli sia come sedentari sia come nomadi, ora come cittadini ora come contadini.

Periodo romano

Attorno a Petra era sorta una decapoli (confederazione di dieci città-stato) che Roma non riuscì a conquistare fino al 106 quando, dopo la morte del re nabateo Rabbel II senza combattere, il regno fu annesso all’impero da Cornelio Palma, governatore di Siria, per ordine di Traiano. Questi porrà a Bosra, divenuta in fretta la seconda città nabatea e rinominata Nova Traiana Bosra, la capitale della nuova provincia di Arabia, che ebbe appunto il nome di Arabia Petraea, mentre Petra ricevette il titolo onorifico di metropoli. Qualche anno dopo, nel 114, Petra divenne una delle basi per gli attacchi dei Romani contro i Parti, ad est.

Il fatto che i Romani prendessero possesso delle vie commerciali diede un colpo fatale a Petra e ai Nabatei, in quanto le vie commerciali non passavano più per la città. Dopo l’occupazione romana ci furono ancora carovane che sostavano a Petra, ma divennero sempre più rare, malgrado la costruzione di una strada di 400 chilometri che collegava Bosra, Petra e il Golfo di Aqaba.

L’imperatore Adriano visitò Petra nel 131, e la città fu rinominata, in suo onore, Petra Hadriana.

Lo sviluppo urbanistico della città rivela che la Pax Romana le portò tuttavia un periodo prospero. Con la riorganizzazione dell’impero voluta da Diocleziano Petra divenne capitale di una delle tre parti in cui era divisa la Provincia di Palestina, che fu detta Palaestina salutaris e in seguito detta Palaestina taertia.

Periodo bizantino

Il Cristianesimo giunse a Petra verso il IV secolo, dopo che Costantino I ebbe fatto di Costantinopoli la sua nuova capitale, e cominciato a favorire la diffusione della nuova religione. Gli abitanti della città rimasero fedeli ai propri dei per molto tempo, tuttavia già nel 350 Atanasio di Alessandria menziona un vescovo di Petra di nome Asterio, pertanto la città era sede vescovile.

Un forte terremoto colpì Petra il 19 maggio del 363, danneggiando i monumenti – tra cui il teatro – e gli acquedotti. Il vescovo di Gerusalemme, Cirillo, ne testimonia in una sua lettera la data e le due scosse che semidistrussero la città, che – già impoverita dal dominio romano – da quella rovina non si sollevò più e andò lentamente svuotandosi.

Nel V secolo a Petra sorgono diverse chiese: risalgono a questo periodo l’utilizzo come chiesa del Deir, che diventa una specie di cattedrale nel 446, tracce di croci sui muri di molte tombe a nord della città (che indicano tombe cristiane), ed altre tre chiese scoperte durante scavi.

Un secondo terremoto, nel 551, danneggiò ulteriormente la città, che già stava cadendo nell’oblio.

Medioevo

La conquista islamica che attraversa la regione tra il 629 e il 632 sembra aver ignorato Petra, la cui ultima menzione si trova in un testo scritto dal suo vescovo Antenogene tra la fine del V e l’inizio del VI secolo.

L’impatto della conquista musulmana è poco chiaro, e fu probabilmente ridotto dalla storica tolleranza mostrata dall’Islam primitivo verso il cristianesimo. Del resto il lento esodo degli abitanti aveva ridotto la città, agli inizi dell’VIII secolo, ad un villaggio.

Nel 749 l’ennesimo terremoto spopola Petra quasi completamente.

La zona fu infine conquistata dai Crociati Franchi, che vi eressero alcuni castelli, tra cui le fortezze di Al-Wu’ayrah et Al-Habis. Durante la Prima crociata la città fu occupata da Baldovino di Boulogne e costituì il secondo feudo della baronia di Al-Karak, nella signoria d’Oltregiordano.

La città rimase nelle mani dei cristiani fino al 1189, dopo che il Saladino ebbe sconfitto definitivamente i Crociati del Regno di Gerusalemme alla Battaglia di Hattin, nel 1187. Dopodiché, si hanno notizie di Petra da un pellegrino tedesco che dice di esservi passato nel 1217, e per il passaggio del sultano mamelucco Baibars al-Bunduqdari nel 1276. È l’ultima notizia storica di Petra prima della sua riscoperta nel 1812, dopo un oblio di più di cinque secoli, giacché i nomadi iniziarono a considerare la città infestata dai demoni (tanto che l’arco di pietra sito all’entrata della gola rocciosa, crollato nel 1896 veniva chiamato “Il ponte del diavolo”).

Periodo moderno

Petra fu rivelata al mondo moderno nel 1812 da Johann Ludwig Burckhardt, un viaggiatore svizzero che, in abiti arabi, si faceva chiamare Cheikh Ibrahim e seguiva la strada che collegava Damasco all’Egitto passando per la Giordania. Egli aveva sentito dire che nei pressi del villaggio di Wadi Musa si trovavano, in una sorta di fortezza naturale, delle vestigia straordinarie. La regione apparteneva allora all’Impero ottomano e gli stranieri curiosi di antichità – che erano ritenute “opera degli Infedeli” – erano considerati con grande diffidenza, anche per le tensioni politiche e religiose dell’epoca.

Burckhardt si presentò allora come un pellegrino che desiderava sacrificare un agnello al profeta Aronne, la cui tomba, costruita nel XIII secolo, si riteneva collocata al di là delle rovine, in cima al Gebel Haroun. Accompagnato dalla sua guida, l’esploratore attraversò la città antica senza potersi fermare un attimo a prendere un appunto o a fare uno schizzo, e tuttavia consapevole dell’importanza di quelle vestigia, e che le rovine presso Wadi Musa fossero quelle di Petra. Entusiasta, diffuse la notizia tra gli occidentali residenti in Medio Oriente e in Egitto, e la ripeté nel suo libro Travels in Syria and the Holy Land, che fu pubblicato soltanto cinque anni dopo la sua morte, nel 1823.

Furono condotti anche altri tentativi di esplorazione, alla ricerca di Petra, nonostante la diffidenza delle popolazioni locali. Nel maggio 1818 un gruppo di una decina di persone provenienti da Gerusalemme, tra cui l’esploratore ed egittologo William John Bankes, che, accompagnato dal dragomanno ferrarese Giovanni Finati e da due ufficiali di marina, riuscì a rimanere sul posto per due soli giorni, giacché rivalità tra capitribù locali li costrinsero a partire prima del previsto.

Le prime vere missioni archeologiche cominciarono dal 1828, e dopo il 1830 Petra divenne un luogo di visita, tappa di pellegrinaggi religiosi, e fonte di guadagni per i capi delle tribù dei dintorni. Tra i tanti poeti ed artisti che si recarono a Petra vi fu, nel 1839, anche il celebre pittore britannico David Roberts.

La prima missione archeologica inglese arrivò nel 1929, e tuttora sono in corso importanti scavi. Ancora nel 1992 (i mosaici della chiesa di Petra) e nel 2003 (il complesso funerario nascosto sotto il tesoro) sono state fatte importanti scoperte.

Petra oggi

Ancora oggi si suole raggiungere Petra a piedi o a cavallo. L’ingresso più caratteristico è quello orientale, attraverso la lunga e profonda fessura delle rocce, chiamata Sik (o Siq). Alla fine del primo tratto di questo lungo corridoio dapprima si intravede e poi si apprezza in pieno per la presenza di un ampio spiazzo, uno dei più bei monumenti di Petra, il Khasneh al Faroun o il Tesoro del Faraone (il nome, di pura fantasia è stato inventato dai beduini), la cui facciata è profondamente incisa nella roccia.

In un sondaggio fatto nel 2007, via internet o telefono, su 100 milioni di persone, Petra è risultata essere tra le Sette meraviglie del mondo moderno. Anche se l’UNESCO non ha appoggiato l’iniziativa, il fatto di essere stata classificata come prima meraviglia ha portato un notevole incremento al turismo di Petra.

Gemellaggi

Italia Matera

Nella cultura di massa

Petra è stata utilizzata come set nelle scene di numerosi film, tra i quali Indiana Jones e l’ultima crociata, Transformers – La vendetta del caduto e Mission to Mars per simulare il suolo marziano esplorato dal rover.

Inoltre a Petra è stato girato il videoclip della canzone “La fitta sassaiola dell’ingiuria” del rapper italiano Caparezza.

Foto e Video
Info Utili
(N.b. Informazioni condivise con Israele in quanto i Tour in Giordania sono associati alla Terra Santa)

Documenti 
Ai cittadini italiani (adulti e minori) è richiesto il passaporto individuale con validità residua di almeno 6 mesi oltre la data di partenza. Si consiglia comunque di far riferimento alla Questura per ulteriori informazioni. Non è previsto alcun rimborso per chi si presentasse alla partenza con un documento scaduto o non valido.

Visto 
ISRAELE: Necessario solo per soggiorni superiori ai 90 giorni. Consigliamo di non avere sul passaporto timbri e/o visti di Paesi quali: Siria, Yemen, Iran, Libano, Libia.
GIORDANIA:   E’ necessario il visto d’ingresso turistico che può essere ottenuto semplicemente acquistandolo presso gli appositi sportelli dell’aeroporto giordano d’arrivo. Lakinion Travel si fa carico delle procedure per il rilascio del visto il cui costo è incluso nelle quote di partecipazione. Sarà sufficiente comunicare i dati personali e del passaporto al momento della prenotazione.

Sicurezza e norme di comportamento
I controlli per la sicurezza vengono eseguiti regolarmente e in maniera accurata sia in Italia che in Israele alla partenza, per garantire protezione e incolumità. Le autorità israeliane apprezzeranno la vostra pazienza e comprensione. Ricordiamo a tutti i nostri passeggeri in rientro da Tel Aviv che all’aeroporto di Ben Gurion, prima di accedere al banco della compagnia aerea, esiste un controllo supplementare a cura della Sicurezza Israeliana Aeroportuale. Tale controllo  consiste in una intervista personale sul pellegrinaggio appena svolto: a norma di questo regolamento è normalmente impedito al nostro assistente  locale di assistervi. Se non parlate inglese il personale della sicurezza israeliana interagirà con voi  o attraverso un interprete o attraverso l’ intervista scritta e tradotta in italiano alla  quale potrete rispondere  semplicemente con dei cenni non verbali. Dopo aver terminato questo controllo, che talvolta prevede l’apertura del bagaglio, potrete trasferirvi al banco della compagnia aerea, procedere  alla spedizione del bagaglio ed accedere all’area dell’imbarco. Durante lo Shabbat, che inizia il venerdì pomeriggio e finisce il sabato sera, i servizi di trasporto pubblico scarseggiano e in molti casi vengono sospesi completamente. Durante lo Shabbat è consigliato non recarsi nei quartieri abitati da religiosi ultraortodossi (“Bnei Brak” per Tel Aviv), che devono comunque essere visitati con un abbigliamento adeguato; la stessa cosa è valida anche per i villaggi arabi o qualora si visitino i luoghi santi musulmani, a prescindere dal giorno della settimana. Bisogna tenere presente che fotografare gli ebrei ultra-ortodossi è considerato contrario alla loro religione. Si dice “paese che vai, usanze che trovi”. Queste semplici parole esprimono il concetto del vero “viaggiatore” e non del turista “mordi e fuggi”. Il viaggiatore capisce che si trova in un paese diverso dal proprio, con una cultura diversa, con tradizioni diverse e con usanze diverse. Queste diversità sono spesso una risultanza della storia, del clima e della morfologia del territorio di quel paese. Il viaggiatore si adegua alle usanze del posto: nel cibo, nel modo di vivere quotidiano, dell’uso dei servizi e delle strutture del paese ospitante. Certo, non sempre sono usanze che ci piacciono o condividiamo ma dobbiamo ricordare che, anche se paganti, siamo comunque ospiti in casa d’altri e non possiamo pretendere di trovare all’estero quello che abbiamo a casa nostra. Il viaggiatore approfitta di queste usanze diverse per arricchire il proprio bagaglio culturale, e fa di ogni viaggio una esperienza di vita.

Clima e Abbigliamento
ISRAELE: Il paese è favorito da lunghe estate calde e asciutte nel periodo da aprile a ottobre, e inverni generalmente dolci da novembre a marzo, che talvolta divengono più freddi e secchi nelle regioni collinose, come a Gerusalemme e a Safed. Le piogge sono relativamente abbondanti a nord e al centro, e quasi irrilevanti nel Negev. Le condizioni variano da regione a regione, con estati umide e inverni miti lungo la costa, estati secche e inverni moderatamente freddi in collina, estati ardenti e inverni deliziosi nella Valle del Giordano, e un clima semi-desertico in ogni stagione nel Negev. Da maggio a ottobre si consigliano capi e calzature comodi per le visite, leggeri e pratici ma con qualche indumento più pesante per la sera. Da dicembre ad aprile abiti da mezza stagione e qualche indumento più pesante.
GIORDANIA:  Calde e secche le estati con temperature fino ai 49° gradi nella Valle del Giordano, più miti ad Amman e Petra. Le precipitazioni sono trascurabili, gli inverni sono brevi ma freddi e in qualche caso si registrano nevicate anche a Petra. I due periodi migliori per visitare la Giordania sono l’autunno (da settembre a novembre) e la primavera (tra marzo e maggio). In questo periodo le temperature sono gradevoli ed i venti non troppo freddi, ma alcune zone del Paese sono piacevoli da visitare anche in altri periodi dell’anno.

Lingua
ISRAELE: ha il privilegio di ospitare una popolazione molto varia di provenienze etniche, culturali e sociali diverse. Le lingue ufficiali ed obbligatorie nelle scuole sono l’ebraico (Israele), l’arabo e l’inglese. Il francese, lo spagnolo, il tedesco, l’italiano, lo yiddish, il russo, il polacco e l’ungherese sono lingue molto diffuse.
GIORDANIA: L’arabo. E’ diffusa, nelle zone turistiche, la conoscenza della lingua inglese.

Cibi
ISRAELE: La cucina Israeliana è un mix tra la cucina tradizionale Ebraica, quella MediOrientale Araba e quella importata dagli emigranti Ebrei giunti da tutto il mondo, sopratutto dall’Europa Orientale.  Molte ricette si chiamano Kosher e sono quelle permesse dalla religione Ebraica. Il piatto nazionale Israeliano è il PTITIM, un insalata di Cous Cous, uno dei pochi piatti specificamente Israeliano. Altri piatti sono: KEBAB: spiedini di carne cotti alla brace;  KAFTA: carne al forno con patate e pomodori; SHUQAF: spezzatino di agnello; HUMUS: un puree – crema di ceci con pasta di semi di soia; FELAFEL: polpettine di fave secche; KIBBEH: crocchette di carne di agnello macinato con grano duro, cipolla e spezie; FAROOJ: pollo allo spiedo

SHAKSHUKA: uova con pomodoro

GIORDANIA: Molti gli antipasti, tra i quali l’humus, una sorta di paté di ceci chiamato humus, o la tahina. Ci sono poi sfogliate calde ripiene di formaggio, i borek, ed i kibbeh polpettine d’agnello con pinoli e grano saraceno, e anora, tra gli altri piatti, lo shinklish formaggio di capra servito con timo, pomodoro, paprika olio d’oliva. Da provare anche le ottime melanzane o zucchine ripiene di carne e, tra le insalate, il fattoush composto di prezzemolo, insalata e cipolle dolci. L’agnello costituisce l’alimento principale della cucina con i tradizionali kebab, spiedini alla brace accompagnati da verdure. I dolci sono una passione giordana specie con il miele e lo sciroppo.

Programma di viaggio
Il programma potrebbe subire delle variazioni per ragioni logistiche. Sarà fatto il possibile per garantire l’intero svolgimento del programma e di tutte le visite, che potranno subire modifiche di ordine cronologico e  salvo casi di forza maggiore (ordine pubblico, motivi di sicurezza, etc.). Il programma prevede la celebrazione, ove possibile, giornaliera della Santa Messa durante l’itinerario.

Betlemme e territori palestinesi
Con la recente situazione politica in Israele, occorre differenziare il territorio israeliano vero e proprio e la Cisgiordania. Betlemme è sito in Cisgiordania ed è stata aperta una frontiera per accedervi: il che potrebbe procurare ai gruppi in pernottamento a Betlemme qualche disagio nel muoversi per le visite al di fuori della città, in quanto per uscire e rientrare dai territori occorre il passaggio tramite la frontiera, con relativo controllo dei documenti e dei bagagli. I tempi di frontiera non sono prevedibili in alcun modo. Tassativo avere sempre con sé il passaporto.

Valuta: 
ISRAELE: La moneta ufficiale in Israele è il Nuovo Shekel (ILS)- 1 € = 4,13 Shekel.  Acquisti di merci o servizi possono essere pagati in Dollari o in Euro.  Qualsiasi valuta estera può essere cambiata agli sportelli bancari dell’aeroporto, negli uffici postali, in gran parte degli hotels e nelle agenzie di cambio autorizzate presenti nelle grandi città. E’ consigliabile, ma non obbligatorio, portare con sè una piccola quantità di dollari americani, poiché alcune zone turistiche, soprattutto nella Città Vecchia di Gerusalemme, accettano il pagamento in dollari. I detentori di carte di credito internazionali possono ritirare il denaro in valuta locale o estera presso le banche che accettano la loro carta di credito. Gli sportelli ATM sono presenti presso la maggior parte delle banche. Con l’euro e i dollari americani si possono fare piccoli acquisti. In ogni caso, negozianti e fornitori di servizi non sono obbligati ad accettare la valuta straniera ed è loro consentito avere il cambio in shekels anche se il pagamento sia avvenuto in valuta straniera. Le principali carte di credito, American Express, Diners, Visa, Mastercard, Access, Eurocard, vengono ampiamente accettate nei ristoranti, negozi, hotels e musei israeliani.
GIORDANIA: Dinaro giordano (JOD) – 1 €= 0,88 Dinaro.  L’euro è accettato in tutte le banche senza problemi e, talvolta, anche dai negozi per i pagamenti. Le banche sono aperte dalla domenica al giovedì con orario 8. 30- 12. 30 e 16-18, inverno 15. 30-17. 30; gli uffici di cambio privati hanno orari di apertura più lunghi. La carta di credito più diffusa è la Visa, ma anche con altre carte come Mastercard, Cirrus, Plus e American Express è possibile eseguire pagamenti in negozi ed alberghi.

Elettricità:
ISRAELE: La corrente elettrica fornita in Israele è di 220 V monofase a 50 Hertz. Spesso le prese elettriche dispongono di tre fori, ma molte funzionano comunque anche con le spine europee a 2 contatti. Per maggiore sicurezza consigliamo comunque di fornirsi di un adattatore universale.
GIORDANIA: In Giordania il voltaggio è di 220 volt, le prese di corrente sono di tipo europeo a doppio ingresso, ma in alcune zone meridionali, come ad esempio ad Aqaba, si trovano spesso quelle a tre spinotti di tipo inglese. Consigliabile quindi munirsi di un adattatore prima della partenza.

Telefoni in Israele 
ISRAELE:  i telefoni pubblici funzionano con le schede telefoniche in vendita presso uffici postali, edicole, chioschi, bar. Il prefisso internazionale per chiamare Israele è 00972. Il prefisso per chiamare l’Italia da Israele è 0039
GIORDANIA: Per chiamare l’Italia: 0039 seguito dal prefisso della città con lo 0 e dal numero. Le chiamate internazionali dagli alberghi costano notevolmente di più rispetto a quelle effettuate da un telefono a scheda. Il codice internazionale per la Giordania è 00962 seguito dal prefisso della località prescelta senza lo zero e dal numero desiderato.

Fuso orario 
Un’ora in più rispetto all’ora solare italiana.

Mance
È buona consuetudine, a fronte di un buon servizio, lasciare una mancia nei ristoranti, negli alberghi e per il facchinaggio.

Shopping
E’ una consuetudine consolidata prevedere 2 fermate “Shopping” a discrezione dell’autista: l’acquisto è chiaramente facoltativo e non compromette lo svolgimento del programma

Vaccinazioni
Nessuna vaccinazione è obbligatoria.  La situazione sanitaria in generale è ottima ed i servizi ospedalieri sono di buon livello. E’ bene portarsi una piccola ed essenziale dotazione di medicinali utili e quelli per uso personale. Vanno evitati cibi crudi e locali non affidabili sotto il profilo igienico, non bere acqua corrente ma acqua e bibite in bottiglia senza aggiunta di ghiaccio.

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